Facciamo nostro il messaggio di Antonio Carbone Salesiano delegato Emarginazione e Disagio per la Campania, Calabria e Basilicata e delegato CNOS per la Federazione SCS- Salesiani per il Sociale.

Don Bosco ci insegna a lottare per i diritti dei nostri ragazzi, spesso ci occupiamo di quelli in situazioni di forte disagio, come quelli accolti nelle cosiddette “Case famiglia”. Vogliamo essere voce di chi non ha voce, o amplificarla se questa appare debole e fievole. Abbiamo ascoltato le parole dell’Onorevole Mussolini ma non accettiamo la sua opinione sul valore e funzione delle Case Famiglia e di tutto l’impegno educativo che questo ambito della nostra missione genera. Forse sarebbe opportuno “vivere” il dinamismo che si attua in una casa famiglia, non fermarsi al “sentito dire” o arrivare a conclusioni senza essersi confrontati con chi di questo lavoro ne ha fatto in primis una scelta di vita, e non sono solo i salesiani consacrati, ma anche tanti laici.

Come Federazione, vogliamo amplificare attraverso i nostri canali, anche comunicativi, la nostra posizione di vicinanza e condivisione. Ancora più nel concreto arrivano le parole del nostro caro don  Antonio che vive in prima persona lo “stare in mezzo” come Don Bosco tra i ragazzi in difficoltà.


Il Presidente SCS/CNOS

Don Domenico Ricca  

 

L’Incaricato Nazionale Emarginazione e disagio giovanile

Don Giovanni D’Andrea


Qui di seguito la lettera cui facevamo cenno in questa introduzione.

Le parole usate dall’onorevole Alessandra Mussolini, in qualche programma televisivo di questi giorni, a riguardo della funzione delle Case Famiglia sono indecenti, inopportune ed ingiuste.

Corre obbligo, nostro malgrado, di ricordare all’onorevole Mussolini che le Case Famiglia svolgono quotidianamente un ruolo fondamentale a garanzia e tutela dei minori ospiti “vittime” di situazioni di disagio ben lontane dalla fantasia dell’onorevole. Il nostro lavoro fino ad oggi ha consentito a tanti minori di poter riacquistare il diritto ad una vita dignitosa pari a quella dei coetanei “più fortunati”.,

Penso a Gennaro, allontanato da casa perché entrambi i genitori alcolizzati e non avendo nessun parente a cui affidarlo, con l’aiuto della Comunità si è diplomato e ora lavora in una Pizzeria. Penso a Marco, arrestato per spaccio e poi portato in Comunità, che da un anno si è rifatto una vita lavorando in un Bar.  Oggi più che mai c’è bisogno di chi si prenda cura di loro. Prima del Natale è venuto un ex minore accolto, trentenne, che lavora a Firenze in una fabbrica, ora ha una moglie e un figlio, ricordava l’affetto ricevuto da salesiani ed educatori in Casa Famiglia, quando anche il giorno di Natale lo passò con i “preti” pranzando con loro e ricevendo un panettone che non sapeva a chi portare. Mi ha dato 100 euro per comprare un regalo per Natale a qualche ragazzo accolto che a Natale non riceverà niente da nessuno.

Ospedali, carceri, Case famiglia … sono strutture che tutti vorremmo non esistessero. Non vorremmo essere affetti da nessuna malattia, vorremmo città che vivano nella legalità, vorremmo una famiglia per ogni ragazzo della terra! Ma purtroppo non è così, servono strutture che ci aiutino e aiutino. Sono un “male necessario” o meglio strutture che devono ridare dignità e salute. Certo c’è malasanità, ci sono carceri invivibili, Case Famiglia che speculano su minori e operatori, ma c’è anche tanto bene che non può essere offuscato da episodi singoli che mortificano e offendono l’operato di tanti operatori e enti che tra l’altro nella maggior parte dei casi, restando per anni senza essere rimborsati, e ancor più spesso, indebitandosi fino al collo per garantire ai ragazzi gli adeguati interventi.

Ci corre obbligo ricordare ancora all’onorevole Mussolini, che solo quattro anni fa (evidentemente in funzione di una diversa opportunità elettorale), era scesa nelle piazze di Napoli al nostro fianco a manifestare a tutela dei diritti degli operatori del terzo settore. Sarebbe opportuno, di smetterla con questa indecente speculazione sulla vita dei ragazzi e delle loro famiglie che stanno cercando di riemergere da situazioni di disagio socio-familiare drammatiche, evitando di continuare con questa telenovela televisiva, che rende chiaramente l’idea di quale sia il rispetto e la comprensione dei cittadini in difficoltà, in questo particolare momento storico in cui ci si ostina a calpestare i bisogni dei più deboli.

Torre Annunziata 06/02/2013

 

Don Antonio Carbone
C
oordinatore salesiani per il sociale – sud Italia

 

fonte: Federazione scs clicca qui