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IL CASO A BARI

L’oratorio è a pezzi,
Regione sotto accusa

«Contro di noi un pregiudizio ideologico»
Don Preite, viceparroco del Redentore, lancia l’allarme

 

Il soffitto a pezziIl soffitto a pezziBARI – «La Regione disconosce la funzione sociale che assolviamo per ragioni ideologiche. Ma io mi domando: chi se non un oratorio in un quartiere degradato ha diritto a essere considerato un soggetto che si batte per l’inclusione e a essere sostenuto?». Don Francesco Preite, viceparroco in un territorio difficile, quello della chiesa del Redentore, a Libertà, e direttore dell’oratorio che qui ha sede, nel solco della tradizione dei Salesiani, ha aspettato. E sperato. Ma ora, con in mano una bolletta per l’energia elettrica da 850 euro, sbotta. «Il tetto dell’oratorio ha ceduto in più parti, siamo stati costretti a ridurre le attività – si lamenta – dobbiamo affrontare un danno da trentamila euro e viviamo soltanto delle donazioni. La Regione abbandoni la lettura ideologica della realtà sociale». L’oratorio del Redentore è tra i più attivi a Bari, insieme a quello della Cattedrale. Nei suoi spazi sono organizzati quotidianamente sia attività sportive, dal calcio alla pallavolo, dal basket alla danza, sia ludiche, il ping pong, il calciobalilla, la recitazione, sia attività di formazione. «Per contrastare il bullismo, insegnare la solidarietà, abbattere i muri – spiega il viceparroco -. Anche perché nel quartiere Libertà i ragazzi vivono una condizione particolarmente difficile: sono immersi in una situazione di disagio da grande periferia urbana, avendo però il centro cittadino a due passi».

 

 

L’oratorio da rifare

 

 

Francesco PreiteFrancesco PreiteAll’oratorio sono iscritti 494 ragazzi, di età compresa tra gli 8 e i 24 anni, che pagano un contributo minimo di iscrizione annuale. Quelli che quotidianamente partecipano alle attività sono 150. Numeri importanti in un quartiere, come Libertà, con rarissime occasioni di inclusione sociale. «Io vorrei sgombrare il campo da due equivoci – dice don Preite – l’Oratorio non è soltanto il posto dove i ragazzi giocano a calcio e non è tenuto soltanto da preti. È anche il luogo dell’educazione e della formazione, affidati a volontari laici. Con quale motivazione, allora, si pensa di escluderlo dalle realtà che attingono ai fondi per l’azione sociale?». Don Preite ce l’ha con la Regione perché in Puglia, diversamente che altrove, i regolamenti che applicano la legge sui sistemi integrati di Welfare, non includono gli Oratori tra i partner riconosciuti. «In Campania non è così – spiega – gli oratori sono nel sistema sociale e il loro apporto è riconosciuto dalle leggi». La Regione, attraverso l’assessorato allo Sport, in realtà ha erogato un contributo di cinquantamila euro, attinti ai fondi per l’impiantistica sportiva. «Stiamo adoperando queste risorse per i campi di calcio – spiega il viceparroco del Redentore -. Facciamo fronte, non senza fatica alla gestione ordinaria della struttura grazie ai contributi di privati e di istituti di credito come la Ubi Carime. Ma si può andare avanti alla giornata? E come si fa quando il tetto viene giù a causa delle piogge abbondanti e ti arriva un conto da trentamila euro? Mi auguro che la Regione, a cominciare dall’assessora al Welfare che più volte e inutilmente abbiamo cercato di incontrare, abbandoni le sue preclusioni ideologiche e ci venga incontro. L’Oratorio non può chiudere».

 

Adriana Logroscino